Initial Coin Offer (ICO) e Token: ecco cosa sono e quali sviluppi promettono per il futuro

02 gennaio 2019 / Di Valeria Portale / 0 Comments

ICO e token sono due termini oramai entrati nel linguaggio comune di molti attori di business, spesso però vengono utilizzati senza avere compreso pienamente le diverse caratteristiche e problematiche che li contraddistinguono. 

 

Dai Token alle ICO

Un token su Blockchain consiste in un’informazione digitale, registrata su un registro distribuito, univocamente associata a uno e un solo specifico utente del sistema e rappresentativa di una qualche forma di diritto: la proprietà di un asset, l’accesso a un servizio, la ricezione di un pagamento, e così via.

Le caratteristiche dei registri distribuiti permettono di creare token unici, definire i diritti a essi associati, trasferirne la proprietà a un valore stabilito da regole di mercato ed eventualmente anche distruggerli. Inoltre, grazie agli algoritmi con i quali operano queste tecnologie, viene garantita l’impossibilità di effettuare un “double-spending” dei propri token, anche in assenza di un’autorità centrale.

La possibilità di “tokenizzare” asset, prodotti e servizi ha aperto anche la possibilità di utilizzare la vendita di token come forma di finanziamento di nuove iniziative progettuali basate su Blockchain e DLT. Ed è qui che entra in gioco l'idea di ICO, acronimo di Initial Coin Offering.

 

"Tokenizzare" grazie alle ICO

Le ICO (Initial Coin Offering), che nella denominazione richiamano le IPO (Initial Public Offering) ossia offerte pubbliche di strumenti finanziari, rappresentano l’azione di generare e vendere agli investitori interessati un nuovo token, con l’obiettivo di finanziare lo sviluppo di un particolare progetto.

A differenza delle IPO, al token possono essere associati anche diritti diversi rispetto a quelli garantiti dalle azioni e le obbligazioni, come ad esempio l’accesso al servizio sviluppato.

Tuttavia, le ICO, dopo essere state il principale fenomeno mediatico e finanziario dell’ecosistema Blockchain nel 2017, hanno visto, nel corso del 2018, un rapido declino dovuto alla diffusione di vere e proprio truffe ai danni dei partecipanti (scam) che ne hanno profondamente minato la credibilità, e al conseguente intervento degli enti regolatori con l’obiettivo di introdurre le dovute garanzie per gli investitori.

Il disincanto nei confronti delle ICO non ha però fatto venire meno l’interesse per la “tokenizzazione” come modalità alternativa di finanziamento. Più recentemente tuttavia l’attenzione si è spostata verso i cosiddetti security token, con l’obiettivo di ridurre i rischi di essere sanzionati per il mancato rispetto delle normative, garantendo al contempo investimenti più sicuri.

 

ICO e Token: gli sviluppi futuri

Sono emersi quindi nuove tipologie di strumenti volti a superare i limiti normativi propri delle ICO, come le STO (Security Token Offering) o i RATE (Real Agreement for Tokens and Equity). Nel complesso, si tratta di strumenti che potenzialmente sono in grado di abilitare modelli di business molto innovativi, tuttavia, per coglierne appieno i benefici, sarà necessaria un’ulteriore evoluzione a livello normativo.

Infatti, soprattutto quando i token sono collegati ad asset fisici, oggi permangono significative limitazioni nella capacità di garantire il rispetto dei diritti rappresentati dal possesso dei token. Ad esempio, cosa succede se un’azienda cede a terzi la proprietà immobiliare che ha “tokenizzato”? Chi ha acquistato i token non ha diritti di proprietà, riconosciuti dalle leggi dello stato, sull’asset e quindi oggi non si vede riconoscere alcuna garanzia.

In conclusione, quando si valuta la modalità più efficace per implementare uno specifico modello di business, basato su tecnologie Blockchain e DLT, devono essere tenute in considerazione le diverse tipologie di token e le relative caratteristiche delle varie modalità di emissione, prestando particolare attenzione anche alla normativa che le regola.

Vai al Webinar

  • Autore

Direttore dell'Osservatorio Innovative Payments e dell'Osservatorio Blockchain & Web3 del Politecnico di Milano