Lo Smart Working per un'organizzazione del lavoro Result Based

13 febbraio 2018 / Di Mariano Corso / 0 Comments

In fatto di Smart Working, gli ultimi anni verranno sicuramente ricordati per l’approvazione della legge sul Lavoro Agile e per la crescente attenzione da parte dei media. Ma sotto questi aspetti, che sono sotto gli occhi di tutti, c’è una realtà ben più complessa.

 

La Result Based Organization

Nelle organizzazioni private di grandi dimensioni, cresce il numero di realtà che fanno Smart Working e i progetti si consolidano. Andando sotto la superficie si può vedere che in realtà il numero di organizzazioni che ha davvero cambiato il proprio approccio di organizzazione del lavoro è ancora molto limitato. Ancora molto c’è da fare per rendere lo Smart Working un’occasione di cambiamento vero e profondo della cultura organizzativa.

L’esperienza delle aziende più mature di grandi dimensioni mostra come la vera posta in palio sia l’affermarsi di una Result Based Organization, un’organizzazione capace di generare autonomia e responsabilità nelle persone, riconoscerne il merito e sviluppare talenti ed engagement verso l’innovazione e il cambiamento.

Nelle PMI cresce l’interesse e la presenza di iniziative anche se prevalgono ancora gli approcci più informali. In questo segmento di aziende rimane esclusa e disinteressata al fenomeno una parte consistente della popolazione che, soprattutto nelle piccole aziende, appartengono a settori in cui lo Smart Working è più difficile da implementare o in cui il livello di digitalizzazione di processi è limitato.

Nelle pubbliche amministrazioni, infine, nonostante gli apprezzabili sforzi a livello normativo, il quadro attuale relativo alla diffusione di iniziative è tutt’altro che incoraggiante. Le sperimentazioni e le azioni a livello di sistema, tuttavia, portano a sperare che di qui a poco possa avvenire un sostanziale cambio di passo e che proprio lo Smart Working possa rivelarsi un’occasione di rilancio e crescita di orgoglio ed entusiasmo per tanti lavoratori del pubblico impiego.

 

Lavoro del futuro: serve un cambio di cultura!

Si tratta di ritardi e reticenze che possono essere superati a patto che non si pretenda di applicare lo Smart Working secondo le stesse modalità che si sono affermate nei contesti delle imprese di maggiori dimensioni e tipicamente orientate ai servizi. Occorre invece risalire ai principi fondanti e sperimentare nuove modalità più adeguate a realtà di settori e dimensioni diverse da quelle nel quale fino ad oggi il modello si è affermato. Occorre in altre parole pensare a modalità di lavoro innovative che possano portare i principi dello Smart Working anche a tutti quei lavoratori, oggi la maggioranza, che ne sono esclusi: operai, manutentori, venditori, sportellisti, addetti ai contact center, con il diffondersi della digitalizzazione, dei nuovi canali, di modelli di produzione e consumo avanzati, cambieranno attività, competenze, strumenti, ma anche aspirazioni e bisogni.

La posta in palio è dunque elevata, ma occorre superare il tempo delle sperimentazioni per pochi e avviare progetti più coraggiosi e sistematici. Solo così la possibilità di ripensare i propri modelli di organizzazione del lavoro, di trovare nuovi spazi di flessibilità autonomia e responsabilizzazione sui risultati sarà estesa a tutti i lavoratori.

Sotto la superficie dello Smart Working così come oggi lo conosciamo c’è dunque una grande opportunità di contribuire a ripensare il lavoro del futuro, per avere imprese e pubbliche amministrazioni più produttive e intelligenti, lavoratori più motivati e capaci di sviluppare i propri talenti e le proprie passioni e una società più giusta, sostenibile e inclusiva. Quel mondo più Smart in cui tutti noi vogliamo vivere!

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  • Autore

Docente del Politecnico di Milano e Responsabile Scientifico degli Osservatori Smart Working e Cloud Transformation